
Sullo sfondo di una tregua parziale tra Russia e Ucraina nel Mar Nero, legata perlopiù all'export di prodotti agricoli e fertilizzanti, un pezzo d'Europa proverà oggi a imporsi nel negoziato (separato) in corso tra Washington, Mosca e Kiev: anziché guardare dal buco della serratura sventolando mere ipotesi di truppe in Ucraina, tanto Macron quanto Starmer terranno conto degli sforzi della Casa Bianca, scalando all'ingiù la marcia degli annunci bellicisti. Pur senza tradire le ragioni di Kiev, a Parigi si allarga infatti l'orizzonte dei «volenterosi». Attesi 31 leader dal Commonwealth all'Asia per modellare azioni comuni. Già all'Eliseo per un bilaterale, Zelensky ieri ha incassato 2 miliardi aggiuntivi di supporto militare da Macron: missili per caccia Mig, simili ai Mirage già consegnati, sistema di difesa Mistral a guida infrarossa, carri armati, munizioni anche telecomandate e droni, oltre a supporto satellitare e di intelligence. Ma il nodo da sciogliere è un altro. Uno stretto collaboratore del N.1 ucraino ha chiesto «truppe pronte a combattere, non peacekeeper». Il summit di Parigi tenterà invece di capire come condire i dialoghi diplomatici. Con 4 punti in agenda.
Sostegno immediato all'Ucraina «per far continuare un percorso di resistenza», ha chiarito Macron, «felice di sapere che Trump voglia arrivare rapidamente a una cessazione delle ostilità, può aiutarci ad arrivare a una stabilizzazione con garanzie di sicurezza». L'obiettivo dei «volenterosi» non è dunque l'invio di uomini oggi, bensì «creare elementi credibili per una pace duratura, assieme alle forze americane e agli alleati», chiarisce Macron. Alla fine Zelensky si rassegna: «Troppo presto» per parlare di contingenti.
Il pressing su Mosca dell'Eliseo continua sulla scia del rispetto del cessate il fuoco cantierizzato da Trump: «Putin accetti 30 giorni di tregua senza precondizioni, se ne parli senza che la Russia ci detti le condizioni». È presto, secondo Macron, per ipotizzare colpi di spugna sulle sanzioni come chiesto dal Cremlino. Frenata, però, anche sul format futuro dell'esercito ucraino per scoraggiare attacchi o aggressioni, terzo punto in agenda del summit odierno. L'idea di spedire militari della coalizione a guida franco-britannica si è un bel po' ridimensionata. Resta nel menù in una cornice più ampia; anche dentro un coinvolgimento Onu su cui pesa il rischio veto russo in Consiglio di sicurezza. Il quarto punto tratteggiato da Macron è l'idea di forze di garanzia «non sulla linea del fronte ma sulla seconda linea, una riserva strategica» nel quadro di accordi di pace. L'operazione «volenterosi» sta diventando dunque una «leva» per entrare nel negoziato. Anche perché la coalizione oltrepassa in confini del Vecchio Continente e c'è chi non esclude concessioni a Mosca. Francia, Regno Unito e Ucraina avrebbero in mente una sorta di trattato di pace da presentare a Trump recuperando quella chiave diplomatica che l'Ue aveva di fatto abbandonato a causa delle posizioni tranchant di Nordici e Baltici.
Nel mezzo delle due opzioni in ipotesi complementari, Caschi blu e «volenterosi», c'è la Nato: nonostante le frizioni tra l'Amministrazione Trump e l'Europa, l'unico vero collante politico e militare tra le due sponde dell'Atlantico. È già inter-operativa, osserva uno sherpa. Ieri Rutte ha provato a ridarle slancio: «Se qualcuno pensa che può attaccarci senza conseguenze, la reazione di questa alleanza sarà devastante», il tuono da Varsavia, ricordando che svolgerà sempre l'unica deterrenza a oggi concreta. «Deve essere chiaro a Putin e ad altri che pensano di attaccarci». L'impegno degli europei a investire in difesa e sicurezza resta: in vista del vertice Nato del 24 giugno.
Il principale alleato di Washington in Europa, il britannico Starmer, ieri dava altro corpo a un pressing non più soltanto militare: la pace preveda un pagamento risarcitorio da parte del Cremlino. Elementi di un potenziale negoziato, insomma. Qualsiasi accordo, per Londra, deve però prevedere che Mosca «sia chiamata a rispondere per le riprovevoli azioni» commesse in tre anni di guerra.
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